Tuasorellaminore è avvolta nel mistero. Sappiamo che è una producer pugliese di Bari e ha studiato musica in giro per Roma, Milano e Bologna. Per conoscere meglio la sua storia, abbiamo deciso di intervistarla.

Benvenuta, Tuasorellaminore. Come mai hai scelto di utilizzare le figure di Barbie e Ken per affrontare argomenti come la fine di una relazione e il concetto di autodeterminazione?

Ken e Barbie sono piuttosto rappresentativi, nell’immaginario collettivo sono i giocattoli per eccellenza, ma anche quell’ideale di perfezione a cui purtroppo a volte si accostano i bambini sin dall’infanzia. Questo impostare delle regole, cercare di essere sempre giusti, sforzarsi di essere educati quando in realtà vorremmo lanciare tutto per aria. Crescere è difficile, ed è per questo che l’autodeterminazione va, o per lo meno andrebbe legata, al modo in cui si cresce.”

In un comunicato stampa hai sottolineato che ti sei sentita un po’ pazza a comprare le due bambole e a sventolarle in giro per Milano. Lo hai definito “il primo passo verso un arrivo concreto, che poi è in fondo quello che fanno i bambini”. Nella tua musica cerchi di fare lo stesso?

“Fare musica somiglia molto al modo in cui mi sentivo quando giocavo da bambina, quando mi inventavo i giochi o quando mi regalavano qualcosa che mi appassionava e mi divertiva, e non riuscivo a staccarmici. È bello sentirsi pazzi a volte, è come uscire dai binari, sentire come ci si sente aldilà di quello che crediamo di essere. Questo è ciò che faccio con la mia musica, seguire un sentiero tracciato, poi andare fuori strada e sentirmi un po’ pazza. Direi che è molto simile all’andarmi a comprare Ken e Barbie in un negozio di giocattoli.”

Nello stesso comunicato stampa hai spiegato che il videoclip di “Ken e Barbie” ha un chiaro messaggio di incitamento: “Fate quello che non fate di solito e ditemi come ci si sente a farlo”. A tuo avviso oggi abbiamo la necessità di uscire dagli schemi?

“Credo che non tutti abbiano la necessità di uscire fuori dagli schemi per fortuna. C’è chi si trova bene dov’è, anche se probabilmente non saprà mai se potrebbe trovarsi meglio da un’altra parte, perché magari non sente quell’esigenza di cambiare direzione e provare a vedere dove si va. Credo che in generale uscire fuori dagli schemi ci possa ravvivare, rinvigorire, talvolta addirittura ringiovanire, tornare un po’ bambini. Personalmente non potrei vivere senza uscire dagli schemi di tanto in tanto, e non lo faccio sforzandomi, è nella mia indole: è molto più faticoso per me fare il contrario.”

Prima di questi singoli, hai pubblicato “Morfina”, “Fahrenheit” e “Zanzibar”, titoli abbastanza differenti tra loro. In linea generale, cosa vuoi comunicare con la tua musica?

“Con la mia musica voglio mandare tantissimi messaggi differenti, il primo fra tutti è l’autoaffermazione attraverso la libertà di esprimersi senza filtri, senza paura di essere giudicati, senza che nessuno ci dica cosa dire e cosa essere.”

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Da fuori sembrerebbe che tu voglia apparire come un’artista alternativa, in grado di spezzare determinati costrutti sociali di cui siamo assuefatti. È così?

“Bella definizione, mi piace molto e si direi che è così. Spezzare alcuni costrutti sociali è difficile, sono molto radicati, ma mi piacerebbe almeno creare una realtà, un posto nel mondo in cui chi è stanco di queste solidità ormai molto instabili, si possa rifugiare e possa comprendere che il mondo e la vita sono fatti di tanto altro.”

Dietro al nome di Tuasorellaminore c’è molto mistero, così come sulla tua biografia. Se dovessi raccontarti attraverso la stampa, che parole utilizzeresti?

“Tuasorellaminore è il posto in cui posso mostrare degli aspetti della mia persona che altrimenti non potrei esprimere. Tu prova ad essere in un modo, ma per qualche motivo devi fingere, devi rivestire un ruolo lontanissimo dalla tua personalità… C’è chi diventa pazzo (e in questo caso sul serio) e si perde per sempre. Quindi fare tutto ciò è quasi curativo per me. Far uscire un pezzo nuovo, lavorare al disco, al concept, ai video, pensare a come vestirmi per i prossimi shooting, è un duro lavoro, ci vuole testa e ci vuole disciplina. Ma se non avessi la libertà, la possibilità di farlo, quello sarebbe molto più duro da affrontare, e per un certo periodo della mia vita non sono riuscita ad essere quello che sentivo di essere: ho sofferto molto e mi ci sono quasi ammalata. Qualcuno si era preso la mia libertà di scelta, ma non potevo permetterlo e Tuasorellaminore se l’è riconquistata.”

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I tuoi studi artistici sono divisi tra Roma, Milano e Bologna, ma il tuo cuore è ancora legato a Bari?

“A Bari sono legatissima, il sud è il mio mondo, la gente che grida, che gesticola allegramente, che mangia e cucina come se non ci fosse un domani, l’odore della parmigiana di mia nonna, l’odore dei panifici, i quartieri un po’ borghesi, il mare, tutte le persone che amo, fanno parte di me. Sono quello che sono perché ho vissuto in mezzo a tutte queste cose, come potrei non onorarlo? La mia Bari è qualcosa che sarà sempre vivo e presente in tutto quello che farò.”

Tu e noi di Radio Punto Musica condividiamo le origini pugliesi. Per la tua attività artistica attingi anche dalla tradizione della Puglia?

“Assolutamente si. Troverete molti richiami e riferimenti alla mia terra nelle canzoni, e nei video”.

Tuasorellaminore è un progetto che possiamo definire emergente, e in tempo di pandemia risulta ancora più complesso farsi notare. In molti parlano spesso di strategie e visual per emergere rispetto agli altri, mentre sui tuoi social abbiamo notato un post nel quale critichi la modernità composta da esseri umani “trattati come dei numeri in base a dei numeri”. Nella musica può coesistere un bilanciamento tra questi due concetti, nonostante ormai i numeri siano imprescindibili per avere un certo successo mediatico?

“Non credo possa esistere un bilanciamento del genere, tutto pende molto verso la questione numeri: qualcuno ha deciso che funzionava così e ci siamo adattati. Senza rendercene conto ragioniamo e viviamo in questi termini. Credo sia molto importante diventarne consapevoli, in questo modo fare un passo verso il cambiamento potrebbe essere più tangibile. Io vorrei che la mia musica fosse di supporto a questa consapevolezza.”

Da artista come hai affrontato la pandemia?

“La pandemia ha sconvolto la mia vita, in tutto. Dopo la pandemia è cambiato tutto, ho dovuto ricostruirmi, ripartire da zero, ritrovare il mio posto nel mondo. Al momento sto ancora cercando di ristabilire i miei equilibri, sono fortunata perché scrivere canzoni e produrre aiuta.”

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Torniamo alla tua musica: dopo “Ken e Barbie” cosa dobbiamo aspettarci?

“Aspettatevi un album in cui canto in latino arcaico, parlando dolcemente di fantasmi e di luoghi tanto affascinanti quanto oscuri, di amori perduti ma sempre presenti, in cui canto quasi come se recitassi dei mantra o degli incantesimi.”

La scelta del nome di un progetto artistico è fondamentale, è il biglietto da visita. Come mai hai scelto Tuasorellaminore?

“Ho scelto Tuasorellaminore un po’ a caso, mentre stanca di tutto volevo imprecare senza però lanciare nell’etere una bestemmia aggressiva. Poi c’è il risvolto legato a mia sorella minore appunto, che ha sempre creduto in questa mia parte bizzarra, nascosta ed a volte trascurata o non presa in considerazione da me e dagli altri e che ha incitato l’uscita di questo progetto facendone anche parte a volte. Lei ha visto prima di me quanto mi facesse male non poter esprimere questa ‘diversità’ e mi ha sostenuto tantissimo.”

Ultima domanda. Oggi più che mai per le realtà editoriali è complesso raccontare le realtà artistiche emergenti attuali. Da una parte, c’è una crescita ‘demografica’ di progetti musicali, dall’altra c’è una verticalizzazione dei generi che porta ognuno di voi a identificarsi in una specifica ‘playlist’ identitaria. Perciò perché il pubblico dovrebbe sceglierti rispetto al mare magnum di proposte attualmente circolanti?

“Penso che debba scegliermi perché il mio disco e la mia musica potrebbe essere perfetta per chi è alla ricerca di risposte un po’ magiche, di segnali mistici, di cose inconsuete, intriganti misteriose, fuori controllo. Sarebbe la playlist perfetta per Halloween, o mentre leggi l’oroscopo. Perfetta per chi viaggia o cammina col buio, per chi si sveglia di notte in preda a dubbi esistenziali. Insomma per chi è un po’ disagiato come me, e secondo me disagiati lo siamo un po’ tutti. Ergo la mia musica è perfetta per tutti.”