I Gaze of Lisa sono una vecchia conoscenza di Radio Punto Musica. In più di un’occasione abbiamo raccontato la loro attività artistica, e siamo nuovamente in prima linea per dare notizia dell’uscita del loro primo album, “Sinonimi Contrari“. Per farlo però abbiamo deciso di contattare la band lucana, a distanza di anni dall’ultima chiacchierata, per scoprire come sta andando il progetto musicale e quali sono le prime sensazioni ottenute con l’uscita del disco.

Bentornati Gaze of Lisa, e finalmente con l’album “Sinonimi Contrari”. Quanto lavoro c’è dietro quest’opera? Su cosa vi siete principalmente concentrati?

“Il lavoro è stato lungo, siamo entrati in studio nel maggio 2019 e il tutto è stato terminato nell’ottobre 2020 (certamente la pandemia ha contribuito ad allungare i tempi). A questo va aggiunto il lavoro di composizione e preproduzione dei brani, praticamente ci stiamo lavorando da 3 anni. Non c’è un aspetto unico su cui ci siamo concentrati, sono molteplici. Il ‘fine’ di tutto era fare un lavoro che soddisfacesse a pieno quello che avevamo in mente, spingendoci anche verso territori inesplorati.”

Ciò che per il pubblico è una novità, per voi è un lavoro ascoltato più e più volte. Come gestite emotivamente il fatto che per voi “Sinonimi Contrari” è un album già vissuto, mentre per gli ascoltatori è ancora tutto da scoprire?

“Emotivamente la questione è gestita proprio nel vedere quel senso di ‘novità’ da parte degli ascoltatori. Le reazioni quando i brani vengono suonati dal vivo, le sensazioni che i brani trasmettono, sempre diversi da persona a persona, ci portano a vedere il disco come una cosa nuova, almeno per il momento, visto che è uscito da poche settimane. Probabilmente tra qualche anno faremo fatica a suonarli con lo stesso spirito di ora, chi lo sa.”

Il vostro approccio musicale a quest’album miscela diverse sonorità. Come si fa a creare un’opera artistica mettendo assieme più elementi diversi per creare una vostra impronta riconoscibile all’ascoltatore?

“È una cosa che ci viene abbastanza naturalmente, sia perché ognuno di noi ascolta molta musica di vario genere sia perché sui brani c’è quasi sempre comunque un contributo da parte di tutti e tre.”

Nei testi avete come punti di riferimento Bluvertigo, CCCP, Franco Battiato e Caparezza. Come si fa a mantenere una propria identità senza rischiare di richiamare lo stile di altri artisti?

“Non so se abbiamo già raggiunto una nostra identità, questo lo diranno gli altri, ma ognuno di noi è un ‘frullatore’ con caratteristiche differenti. Quindi, pur partendo da dei punti di riferimento, il tutto viene sempre ‘rimischiato’ secondo quello che sono le proprie sensazioni e il modo di percepire e vivere la musica.”

Che tipo di reazione vi aspettate dal pubblico in merito al vostro disco?

“Il disco è uscito poche settimane fa e le reazioni di chi l’ha ascoltato, al momento, sono sempre state più che positive (forse chi pensa che faccia schifo non ce lo vuole dire!). In ogni caso, siamo felici di come sia stato percepito dalle persone, ci sembra che il lavoro che c’è stato dietro è stato in grado di trasmettere quello che effettivamente avevamo in testa.”

Si tratta del vostro primo album. Una volta pubblicato, vi siete confrontati per capire quali sono i punti di forza e i punti deboli dell’opera?

“Quello che più ci ha stupiti (vuoi l’inesperienza, essendo la nostra prima opera) è di come il pubblico abbia smontato totalmente quelli che secondo noi sarebbero stati i punti di forza/debolezza del disco.”

In una nostra intervista di qualche anno fa avevate detto che “siete sempre in costante sviluppo ed evoluzione”. Significa che dobbiamo aspettarci qualcosa di nuovo dopo la pubblicazione del primo album?

“Sicuramente, quello è rimasto il nostro mantra.”

L’estate è finita e tornano le incognite per la musica a causa del Covid. Voi che sensazioni avete al riguardo? Il governo italiano sta aiutando gli artisti emergenti?

“Quello che abbiamo potuto notare questa estate facendo concerti è la voglia che il pubblico ha di assistere ai concerti. Il governo non crediamo stia aiutando gli artisti (ma non solo quelli emergenti). Infatti è di pochi giorni fa la notizia che al momento i concerti continueranno con capienza ridotta e seduti. A riguardo un grande lavoro di impegno sociale-politico lo sta facendo Cosmo, ed è assurdo che debba essere un musicista a parlare di tematiche del genere.”