Erica Mou non è un’artista dell’ultimo minuto, e il suo ultimo lavoro discografico dal titolo “Nature” ne è la prova. La cantante pugliese classe 1990 è tornata a far parlar di sé, anche attraverso uno degli estratti del disco (“Lo zaino sul treno”) e un tour che l’ha portata nella sua terra d’origine. Così l’abbiamo contattata per farle qualche domanda sulla sua attualità artistica.

Benvenuta, Erica Mou. Azzardiamo: a nostro avviso “Nature” rimanda molto al concetto caotico in cui viviamo, alla pluralità dell’esistenza e a un universo così ampio e fitto da essere allo stesso tempo folle e calmo. Ci abbiamo preso?

“La pluralità che, paradossalmente, è grande alleata della coerenza e dell’armonia. ‘Nature’ prova a raccontare la bellezza della semplicità e non della semplificazione.”

Scendiamo nei dettagli. Cosa vuoi comunicare con “Nature”?

“Le diverse sfaccettature che sono dentro ognuno di noi, e infatti il disco contiene canzoni che sono legate dallo stesso sound ma che narrano sensazioni molto molto diverse. E poi, interpretando invece il titolo in inglese, ho voluto omaggiare la natura come fonte infinita d’ispirazione, di paragone e di profondità.”

Perché da questo disco hai estratto “Lo zaino sul treno”?

“Perché è una canzone di cui amo il suono (e ringrazio MaJiKer e Simone Privitera per il grande lavoro di produzione) e perché racconta, programmaticamente, che per affrontare un qualunque viaggio abbiamo bisogno di non dimenticare il bagaglio più fragile e prezioso che abbiamo, il cuore. Sentire è l’unico modo per essere. Mi è sembrato il giusto concetto per cominciare questo nuovo cammino.”

Leggi anche: CILIARI: “VOGLIO CREARE UNA MIA IDENTITÀ LIBERA DAI GENERI”

Tu e noi di Radio Punto Musica condividiamo la Puglia. C’è un po’ di tradizione pugliese nel tuo nuovo disco e, più in generale, nella tua carriera discografica?

“Negli ultimi anni ho riscoperto moltissimo la musica della nostra terra, in particolare grazie a due progetti a cui ho partecipato in omaggio a Matteo Salvatore ed Enzo Del Re. E poi, spinta da Concita De Gregorio e dalla regista Teresa Ludovico, sono tornata a interpretare alcune canzoni della nostra tradizione tanto poi da scriverne una in dialetto biscegliese che si chiama ‘Neinde’, ispirata allo spettacolo di Concita ‘Un’ultima cosa’, che è anche contenuta in ‘Nature’.”

Il Covid continua a essere l’argomento principe delle cronache mondiali, soprattutto in relazione alla musica. Come hai vissuto questi mesi di pandemia e cosa ti aspetti possa accadere nel prossimo futuro?

“Tra alti e bassi, come tutti, ma senza perdere la voglia di progettare il futuro.”

Pensi che il governo italiano stia attuando tutto ciò che è necessario per difendere e tutelare i lavoratori della musica?

“No. Ci sono stati tanti interventi positivi, come ad esempio i ristori, ma vedo che si sta facendo molta fatica a riprogrammare il settore culturale ora che la fase più propriamente emergenziale è finita. Occorre indubbiamente anche una riforma dell’intero comparto, popolato da validissimi professionisti, e che il Covid ha reso ancora più urgente.”

Leggi anche: I RESPIRO: “ECCO COSA COMUNICHIAMO CON IL NUOVO ALBUM”

Durante l’estate ti sei esibita in alcune città italiane. Com’è stato ritrovare il pubblico dal vivo?

“È sempre un’emozione e un privilegio salire sul palco. Negli ultimi due anni ancora di più.”

A proposito di pubblico: come stanno reagendo gli ascoltatori nei confronti di ‘Nature’?”

“Sono felicissima perché sto ricevendo un sacco di commenti positivi e non era scontato. In questo disco ho osato, sperimentando anche sonorità nuove che avrebbero potuto destabilizzare i miei ascoltatori più affezionati. Ma non è stato così e, anzi, pare che il percorso che mi ha portata a questo album sia stato recepito in maniera chiara, suscitando tante emozioni diverse. Ora spero che sempre più persone, anche chi magari non conosce la mia discografia, possano ascoltarlo.”

Leggi anche: NO FANG: “USIAMO IL RAP COME STRUMENTO DI DENUNCIA SOCIALE”

La tua carriera ti ha vista protagonista anche nel mondo cinematografico. Operi dei cambiamenti nelle tue realizzazioni artistiche quando sai che un brano è destinato al cinema?

“Non particolarmente. Credo che una canzone non debba essere didascalica nei confronti dell’arte che in quel momento va a ‘servire’. Cerco, anche in quel caso, di mantenere intatta l’emozione dell’ispirazione.”

Stai organizzando qualche altro live per il prossimo autunno?

“Ho preparato uno spettacolo di cui sono molto orgogliosa e che vede al mio fianco Flavia Massimo (al violoncello) e Molla (alla ritmica, basso e tastiere), con il quale abbiamo debuttato pochi giorni fa. Speriamo di poterlo portare in giro il più possibile in questo autunno e inverno. C’è così tanto bisogno di musica e condivisione!”