Dopo avervi raccontato il brano d’esordio “Under The Stars”, abbiamo deciso di porre qualche domanda al pugliese Vic Petrella per conoscere più da vicino che tipo di artista vuole essere e per aprire un dibattito sulla musica attuale.

Per chi non ti conoscesse, chi è Vic Petrella?

“Mi chiamo Vittorio Petrella, Vic è semplicemente un abbreviativo del mio nome che mi accompagna ormai da qualche tempo. Sono un artista solista. Ho iniziato questo mio percorso artistico ‘in proprio’ da poco più di un anno registrando in homerecording un demo che ho chiamato ‘Demo – 01’. È stata un’esperienza che mi ha permesso di capire quale strada volessi realmente percorrere a livello musicale e che mi ha portato alla registrazione del mio primo album e a firmare il mio primo contratto discografico.”

Recentemente hai pubblicato “Under The Stars”, un singolo con delle sonorità non proprio nostrane. Come mai hai scelto di puntare su un genere che, nel nostro Paese, è definito “di nicchia”?

“Personalmente ritengo di aver semplicemente scelto di dare sfogo alla mia vena artistica e alle mie idee. Il presupposto da cui è partito tutto è la sperimentazione, dunque non ho optato per la scelta vera e propria di un genere che con i produttori abbiamo tentato di classificare come post-rock con influenze. Tuttavia, lascio ai musicologi l’ardua sentenza. Sicuramente non ritengo che la mia sia una musica di massa, ma penso possa avere delle qualità per emergere e, ovviamente, me lo auguro.”

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Il tuo primo lavoro discografico, “Sperimentalist”, contiene singoli accomunati da un unico tema oppure ognuno racconta una propria storia? Il titolo immaginiamo sia abbastanza evocativo: vuoi sperimentare?

“I pezzi racchiusi nell’album non hanno un’unica tematica, ma raccontano ogni volta qualcosa di diverso. Ad ogni modo, esiste un filo conduttore che riguarda l’affrontare argomenti a me particolarmente cari e la sperimentazione musicale che li caratterizza. Il titolo dell’album è certamente evocativo ed indicativo di cosa ci si debba aspettare.

L’intento è di miscelare delle sonorità legate al rock moderno o post-rock con altre sinfoniche, ambient ed elettronica al fine di creare un sound alternativo e psichedelico. Vorrei che chi ascoltasse i miei pezzi venisse totalmente avvolto dall’atmosfera che essi creano e penso di esserci pienamente riuscito con ‘Under The Stars’, grazie anche al tema spaziale e sognante del videoclip. Penso che, in particolare coloro i quali cercano spesso nuova musica e sonorità, non rimarranno delusi.”

Tu fai parte del calderone denominato “musica emergente”. Se prima del Covid era difficile emergere, ora lo è ancora di più. Quali sono gli obiettivi che si deve prefissare un artista ‘alle prime armi’ per farsi notare e creare un proprio pubblico?

“Oggi è sicuramente difficile per motivi ben noti a tutti. Inutile dire che spero, come molti altri, in un miglioramento della situazione in tempi rapidi. Indubbiamente la parte più provante riguarda l’impossibilità di portare live il proprio lavoro, spero che la cosa sia momentanea. In merito agli obiettivi, penso si debba cercare di coinvolgere le persone, parlare della propria musica, rendersi disponibili nei loro confronti al fine di interessarli.

I social possono certamente aiutarci, anche se è sempre più difficile rispetto a pochi anni fa destare l’attenzione della gente che troppo spesso riduce il tutto ad un rapido “scroll” della bacheca. Certamente bisogna puntare sul ricercare un proprio sound e stile, al fine di essere riconoscibile e magari unico in ciò che crei.”

Com’è cambiata la tua vita da artista durante e dopo il lockdown?

“Onestamente devo dire che è cambiato molto poco. Prima del lockdown ero impegnato con la scrittura della mia musica, oggi sono occupato con la promozione del disco e la scrittura di nuovi pezzi. C’è da dire, mio malgrado, che il lockdown ha ritardato la registrazione e l’uscita del mio disco, ma alla fine, l’importante è esserci riuscito ugualmente.”

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Qualche tempo fa a Milano sono scesi in piazza diversi addetti ai lavori del mondo dello spettacolo per chiedere al governo aiuti concreti alla categoria. Pensi che questo sia un primo step per consapevolizzare che l’arte dà lavoro?

“Mi auguro sinceramente di sì. Purtroppo, per quanto paradossale, in Italia l’arte è bistrattata un po’ in tutte le sue forme. Io vivo in pieno questo fenomeno, poiché mi destreggio tra la vita da artista e quella da studente di archeologia, altra disciplina che non conosce momenti rosei, né tanto meno di riconoscimento. Bisogna continuare a lottare.”

Tu e noi di Radio Punto Musica condividiamo una caratteristica: la Puglia. Dal componimento alla produzione ti capita di essere influenzato dalla cultura della tua regione d’origine?

“Personalmente non mi è mai capitato di comporre pensando alla mia terra d’origine, posso però dire con certezza che, il viaggio da casa a Ferrara, dove sono entrato in studio, si è caricato di un pathos non indifferente e questo ha sicuramente influito sulle performance in studio. Ad ogni modo mi fa sempre piacere quando un giornale o una radio pugliese si interessano alla mia arte.”

Ultima domanda: in questa situazione in cui sembra sempre che stiamo per tornare a una nuova quarantena, come ti stai attrezzando per portare avanti il tuo progetto musicale?

“Attualmente, come dicevo, sono impegnato con l’attività di promozione del disco sia presso riviste che in radio. Mi sto personalmente impegnando per parlare o, quanto meno, scrivere a diverse persone al fine di renderli consci dell’esistenza del mio lavoro cercando di creare un pubblico. Inoltre, sto lavorando al fine di mettere su uno spettacolo degno delle atmosfere che mi sono prefissato di ricercare con la mia musica, ovviamente da portare live non appena sarà possibile.”

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