SIRE è un giovane ragazzo pugliese trapiantato a Torino che, da più di un mese a questa parte, ha lanciato un nuovo lavoro discografico: l’EP Finto. Un titolo intrigante quanto ricolmo di storia personale dello stesso artista. Dall’opera sono stati estratti i brani 8 piani e Finto. Abbiamo contattato il nostro conterraneo per farci raccontare il suo percorso.
Ciao SIRE. Tu sei un artista di origine pugliese ma trapiantato a Torino. Secondo te, che differenza c’è tra le due realtà, anche in termini musicali?
“Ciao! Al Nord il rap si respira molto di più rispetto al Sud. In Puglia ci sono artisti molto forti, ma sono davvero pochi, e forse ai giorni d’oggi è un bene dato che qui ce ne sono fin troppi e l’80% di questi non va neppure a tempo. Ritagliarti uno spazio al Sud col rap è più facile, tutti ti conoscono per quello che fai, ma lo spazio che sarai stato capace di ritagliarti sarà davvero piccolo. Al nord se riesci a farlo potrai dire di essere arrivato a molte più persone. Non so se ho spiegato bene il concetto. Secondo me al Nord la musica può essere un mestiere vero. Io vengo da un paesino di 15.000 abitanti , tutti ti conoscono perché fai bella musica, ma tutti ti dicono che la musica non ti paga l’affitto”.
Veniamo a te. Hai appena pubblicato il tuo primo EP da solista, Finto. Ci racconti la sua genesi?
“In realtà prima di Finto c’era un EP che compiva un anno di vita e si chiamava Mostro. Il primo è nato dopo il trasferimento a Torino, il secondo ha visto la luce prima della partenza. La mia vita non è mai stata una pacchia, anche se non mi è mai mancato nulla grazie solo a me stesso. una volta a Torino ho lottato parecchio per poter avere una vita ‘normale’, una casa, un lavoro dignitoso e dei rapporti che valesse la pena portare avanti. Le tracce Finto e 8 piani sono nate nello stesso periodo, si completano e spiegano alla perfezione quello che ho vissuto: le litigate a casa e i piatti che volavano coi miei, il lavoro che per due spiccioli pagava le mie 16 ore giornaliere, alcune ragazze che è stato meglio perdere. Insomma in Finto ci ho messo proprio tutto, ed è proprio tutto vero (ride, ndr)”.
Il primo estratto è 8 Piani. Come mai hai scelto questo pezzo?
“Era quello che mi rappresentava di più. Era quello più personale. Sono ancora poco conosciuto, la scalata è ancora lunga, così io e Giuseppe (Della Mura dell’etichetta Sparo Parole, ndr) abbiamo pensato che sarebbe stato meglio presentarsi con un brano che rispecchiava appieno quello che sono”.
SIRE, hai da poco completato il tuo primo tour. Pensi di organizzarne un altro per quest’estate? Se sì, verrai anche in Puglia?
“Non ne ho idea. Quello appena fatto è un Tour FINTO, è solo un insieme di date in cui mi invitano e che raccolgo per chi volesse venire a trovarmi e fare due chiacchiere dopo il live2.
A livello umano e musicale, quanto sei legato alle terre pugliesi? Vorresti affermarti anche all’interno di questa regione?
“Io voglio prendermi il mondo, non mi importa da dove la gente mi ascolta, mi interessa che quello che ascolta sia vero e piaccia. Certo è che la puglia è la mia terra, mi piacerebbe tornare a casa a suonare in tutte le città pugliesi”.
Nella crescita di un artista emergente, gioca un ruolo nevralgico l’etichetta discografica. Come sta andando il rapporto tra SIRE e Sparo Parole?
“Ho sempre pensato che le etichette, oggi come oggi, servissero a ben poco, ci sono artisti affermati indipendenti che macinano record anche senza etichette. Oggi mi ricredo, le etichette servono se focalizzate sulla crescita dell’artista. Sparo Parole mi dà tutti i giorni modo di pensare che è realmente focalizzata sulla mia crescita. In più in Sparo Parole non ho trovato solo manager e addetti ai lavori, ma prima di tutto ho trovato un amico”.
A tuo avviso, che stagione sta vivendo la musica emergente?
“La peggiore che si possa mai avere. Gli emergenti validi in circolazione si contano sulle dita di una mano. Fare musica è diventato troppo semplice ed economico, tutti possono farla ma pochi possono farla bene. Io sto ancora studiando per poter fare buona musica”.
Il genere rap sta affrontando un’epoca d’oro, fatta anche di evoluzioni molto particolari. Qual è il tuo pensiero riguardo a tutto ciò?
“Ho storto un po’ il naso quando ho cominciato a sentir parlare di trap le prime volte. Ora devo dire che è un genere completo. Sulla trap puoi davvero spaziare in termini di flow e metriche. Il problema è che in Italia la usiamo per parlare di cose che non ci appartengono tipo le donne, la droga e i soldi. L’80% degli emergenti sono poco credibili. Io ho uno studio di produzione audio e video e passano tutti i giorni tantissimi emergenti dai nostri microfoni e dalle nostre videocamere e posso dire con certezza che la scena emergente è poco credibile e coerente”.
Oltre a 8 piani, il prossimo estratto sarà Finto, il singolo che dà il titolo anche all’EP. Qual è il tuo concetto di “finto”?
“Nel pezzo parlo di me, io sono finto. Mi spiego meglio. Nei rapporti che coltiviamo spesso capita che bisogna smussare gli angoli del nostro carattere per portare avanti questi rapporti e io l’ho fatto talmente tanto che sono diventato completamente diverso da quello che ero prima che avvenisse il cambiamento. In Finto dico tutto ciò che non ho mai detto per salvaguardare quei rapporti”.
SIRE, quali sono i tuoi obiettivi a breve e lungo termine?
“Sto lavorando a un nuovo disco che spero veda la luce presto. Vedrà la collaborazione con diversi artisti da tutta Italia e non solo rapper. E poi voglio suonare, tanto! Su tutti i palchi di tutte le città di italia. Speriamo bene”.