Brazzo è il nome d’arte di Francesco Brizio, artista musicale sordo nato in Puglia, precisamente a Taranto, residente tutt’oggi a Milano. La sua attività canora si fa subito notare con il brano Sono sordo mica scemo, con il quale si presenta al pubblico sottolineando la discriminazione che aleggia nei confronti delle persone con questa disabilità. Poi, il proseguo con la pubblicazione di altre canzoni, che lo hanno cementificato nella cultura rap. Lo abbiamo contattato per farci raccontare nel dettaglio la sua storia.

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Ho come l’impressione che il nome Brazzo nasca da un famoso sito porno.

“Sì, è vero! Tra amici, i soprannomi spesso nascono da una battuta e deriva da un’assonanza in parte col mio cognome”.

Brazzo, come mai hai deciso di intraprendere la strada della musica?

“All’inizio l’ho presa come una sfida. Già da ragazzino mi piaceva rappare ed ero timido del fatto che sono sordo. Dopo aver superato questa sfida, è nata una vera e propria passione e da lì ho iniziato a buttare giù altri pezzi. Ormai è diventato il mio sfogo personale, al posto di scrivere sul diario mi metto a rappare”.

Tutto nasce con Sono sordo mica scemo, un brano molto eloquente nel quale esprimi fin da subito l’esigenza di una maggiore attenzione per la LIS.

“Io ho dato una grossa scossa con il mio brano Sono sordo mica scemo: ho voluto provocare, rivelare i nostri disagi sociali, chiedere più integrazione perché siamo emarginati dalla vita sociale e la nostra lingua non è stata ancora riconosciuta. A volte i sordi vengono esclusi dal mondo: ma noi possiamo fare tutto. Come dice la canzone, ‘in fondo siamo tutti esseri umani'”.

Nel corso degli anni, abbiamo maturato un pensiero: c’è chi si posiziona in favore di una causa sociale e chi invece decide di non essere il simbolo di determinate battaglie. Con le tue opere, Brazzo, hai deciso fin da subito di schierarti in favore della riconoscibilità ufficiale della LIS. A tuo avviso, prendere posizione è un’arma a doppio taglio?

“Semplicemente io ho fatto da megafono, da amplificatore, per far conoscere il mio mondo a più persone possibili, tenendo alta l’attenzione e aiutare questo processo”.

Quanto allenamento ci vuole per imparare a cantare a ritmo da persona sorda? Ci sono delle tecniche speciali di cui ti avvali?

“Ci vogliono mesi e ci vuole l’affiancamento di una persona udente per correggere le mie tonalità, che mi faccia da ritmo e per seguire i tempi. Di solito uso il metronomo e cerco sempre di memorizzare le mie tonalità, di cui ripeto tutti giorni davanti allo specchio, soprattutto gli esercizi di respirazione diaframmatrica”.

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Mi metto nei panni di un pensatore qualunquista: “Eh, ma come fa una persona sorda a cantare”. Ci pensi tu a spiegarli che, sì, è possibile farlo?

“Chi ce le metta tutta può arrivare a qualsiasi traguardo. Io ho questa ossessione”.

Oltre a Sono sordo mica scemo, troviamo Il ritmo dell’estate e Volere è potere, nei quali si notano dei miglioramenti stilistici e canori impressionanti. In linea generale, quali sono stati i riscontri ottenuti?

Il ritmo dell’estate è piaciuto un sacco ai bambini e Volere è potere era un messaggio di riflessione di cui, volendo, ci si può ottenere qualsiasi cosa solo se chi lo vuole davvero. Ho fatto anche altri ultimi tre brani: Tutto il mondo è paese, con la partecipazione straordinaria di Alessia Punzo (cantata in inglese) e di Natalia Colombo segnata in Lingua Internazionale; Un egoista sotto il cielo di Ha Long, canzone a prove d’amore; e un pezzo con Marianna Combi, dove riconosce che ‘il non sentire è certo un difetto’, ma tutta la comunità sorda, nonostante tutto, ha accettato e superato tale condizione e ha imparato a conviverci serenamente: l’ho intitolata A noi va bene così“.

Al momento, hai abbracciato musicalità rap e pop. Pensi in futuro di affacciarti ad altri filoni artistici?

“Ho deciso di buttarmi nella trap, ormai è di nuova tendenza giovanile e voglio dimostrare le mie capacità. Per me è uno stimolo in più affrontare cose nuove”.

Nasci a Taranto, ma al momento non risiedi nella regione pugliese. Come mai questa scelta?

“Dopo la maturità, avevo pianificato di partire subito a Milano a studiare a cercare lavoro e, non solo, avevo già un fratello qui. Taranto, mi è rimasta sempre nel cuore e ci vado ogni tanto d’estate”.

Torniamo alla musica. Dopo tre brani, ora ci si aspetta un album. Ci stai già lavorando? Nel caso, puoi darci qualche anticipazione?

“Come dicevo prima sono arrivato a sei brani in due anni e sto lavorando per il settimo brano. L’album si farà quando arriverà il decimo brano, se tutto va bene”.