A Rionero c’è una mostra dedicata alla storia medievale di un’area ricca di antichità. Il titolo dell’iniziativa è “Fragmenta, il Monastero di Sant’Ippolito di Monticchio“. L’evento, inaugurato il 19 ottobre 2019, ha durata complessiva di un anno. Per cui, la data di chiusura è prevista per il 19 ottobre 2020. Un progetto la cui musealizzazione rientra in una misura di valorizzazione e fruizione del sito. In particolare, in “Atella (PZ), complesso di San Michele e Sant’Ippolito di Monticchio – Progetto di restauro e valorizzazione – Per. 113/08 del 28/11/2008 – Programma Lotto 2007/2009” e “Fondi Lotto 2010 – Per. 58/2011”.
[ATTENZIONE: in base alle norme dei decreti straordinari del governo italiano, fino al 3 aprile 2020 le attività museali sono sospese].
Rionero, ciò che c’è da sapere su “Fragmenta”
Insomma, fino a poco più di metà ottobre a Rionero in Vulture (Basilicata) avrà luogo un evento dal sapore storico. Presso l’Abbazia di San Michele Arcangelo, infatti, andrà in scena quest’iniziativa ideata e realizzata dalla Provincia di Potenza e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata. Come si legge sul sito della provincia, l’obiettivo è “illustrare uno scorcio di storia medievale di quell’area attraverso l’esposizione di significativi materiali provenienti da due poli religiosi strutturalmente distinti, ma costituenti un unico complesso: il Monastero benedettino di Sant’Ippolito e la Badia di San Michele“.
Una storia… antica
Un’area di forte interesse culturale, di cui abbiamo diversi cenni storici risalenti in varie epoche storiche. “La storia delle ricerche relative a Sant’Ippolito, sull’istmo tra i due laghi, parte nel 1963 con le prime indagini condotte in alcuni ambienti del Monastero, in particolare presso la chiesa di primo impianto, la cosiddetta trichora ascrivibile al X-XI secolo d.C. nella chiesa con campanile attiva tra il XII e il XV secolo d.C. e nell’area del contemporaneo chiostro”.
Indagini che, comunque, non si sono mai fermate. Negli anni Settanta e Novanta, ad esempio, c’è la scoperta “di un’altra struttura sacra, di una sepoltura femminile altomedievale e di parte di un coevo mosaico pavimentale”.
Per andare, infine, alle opere più recenti, dobbiamo viaggiare al 2011. A seguito della ratifica di un accordo tra la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, la Soprintendenza Archeologica della Basilicata e la Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, altre scoperte sono state portate alla luce. “I dati emersi hanno restituito importanti informazioni sulla distribuzione spaziale delle strutture funzionali annesse al complesso”.