In merito all’emergenza Coronavirus, ben 11 associazioni lucane hanno scritto al presidente della Regione Basilicata Vito Bardi per chiedere “trasparenza e chiarezza” sulla gestione della pandemia, come riposta Sassi.com. Il documento è firmato dalle associazioni di Pisticci e Marconia: MaMa APS, Fidapa BPW sez. Pisticci-Marconia, Lucana mente lab, ProLoco Marconia, Allelammie, Legambiente Circolo Pisticci, Albatros ASD Onlus, UNITRE Marconia, Polisportiva San Giovanni Bosco, A briglie sciolte ASD ed Emanuele1172.

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Coronavirus, cosa dice la lettera aperta delle associazioni lucane

Le 11 associazioni del territorio lucano si rivolgono direttamente al Presidente Bardi. “Essere votati dagli elettori, essere delegati a rappresentarci è come tutti i poteri prima di tutto una grande responsabilità – scrivono -. Ci aspettiamo, dunque, che tale mandato venga esercitato con capacità, dedizione ma soprattutto nell’interesse dei cittadini”.

Perciò, “è giunto il momento di chiedere un maggiore coinvolgimento dell’unità di crisi ed una puntuale e più dettagliata comunicazione che non si limiti al bollettino dei nuovi infetti, ma che ampli le informazioni. I recenti lutti che hanno colpito l’intera comunità impongono di conoscere anche se vi siano responsabilità certe, o se la tardiva esecuzione dei tamponi sia stata dettata dai protocolli in materia di prevenzione di diffusione del Covid-19“.

Cosa chiedono le associazioni?

Nel documento, le associazioni lucane hanno evidenziato le due domande principali legate al tema del Coronavirus. “Perché una diagnosi domiciliare tardiva dei casi sintomatici sul territorio? Perché la notifica del caso sospetto di malattia infettiva fatta dal proprio medico curante (peraltro documentabile anche nei tempi) non ha un riscontro immediato con la presa in carico del paziente?”.

Sostanzialmente, “chiediamo di sapere se ci siano tamponi a sufficienza per una ragionevole politica di monitoraggio del virus. Chiediamo di conoscere quali siano i criteri con cui i tamponi vengono effettuati”.

“Conosciamo bene i limiti della nostra terra – scrivono nelle conclusioni -. Sappiamo come la sanità pubblica sia stata per troppi anni dimenticata. Anche per questo non possiamo permetterci una gestione approssimativa o non trasparente”.