Mai Dire Sordomuto è un progetto online che, tra le file, vede anche il pugliese e tarantino Francesco Brizio, che la settimana scorsa abbiamo imparato a conoscere per il suo alter-ego musicale Brazzo. Lo abbiamo nuovamente contattato per farci raccontare la sua partecipazione a questa iniziativa, nella quale la disabilità è al centro del villaggio tra ironia, satira e sarcasmo.

Con quale esigenza nasce Mai Dire Sordomuto?

“Il nostro progetto nasce dall’esigenza di divulgare la cultura sorda e, per farlo, abbiamo scelto la strada della comicità, girando video accessibili a tutti, cioè ad un pubblico sia di sordi che udenti. Perché la comicità? Beh, tramite questa riusciamo a ironizzare e far ridere ma al tempo stesso a mandare dei messaggi che fanno riflettere, soprattutto a chi non conosce la nostra cultura”.

In che senso ‘Mai Dire Sordomuto’?

“Nel vero senso della parola: definirci ‘sordomuti’ è sbagliato nel nostro caso! Ma il vero motivo è che questo è il nome che ha scelto l’ideatore del nostro progetto, Daniele Barbera. Un po’ perché quando ha pensato ad un nome ha voluto guardare a questo termine con leggerezza e ironia, unendolo ad un omaggio al suo programma televisivo preferito Mai Dire Goal”.

In termini linguistici, quali sono le parole che andrebbero correttamente usare?

“Come detto prima, la parola corretta da usare nel nostro caso è ‘sordo’ o ‘persona con deficit uditivo’. Noi comunichiamo con la LIS (Lingua dei Segni Italiana), senza usare la voce per scelta e per renderla più affascinante, ma siamo in grado di usare la voce e nei nostri video lo mostriamo. Poi, ovviamente, c’è chi oltre a essere sordo è anche muto e in quel caso il termine è corretto. Un altro errore che si fa è definire la LIS un ‘linguaggio’ mentre invece è una Lingua a tutti gli effetti, con la sua complessità e grammatica”.

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Il team di “Mai Dire Sordomuto”

Nel vostro canale Youtube ho visto tante realizzazioni diverse tra loro. C’è qualche idea che avete scartato? È capitato di autocensurarvi?

“Ogni tanto ci capita di autocensurarci o di scartare delle idee proprio perché è molto difficile capire come arrivare a tutti, sia sordi che udenti, perché molte volte siamo convinti di non far ridere abbastanza. Infatti, per il momento, abbiamo scartato l’idea di imitare il programma Ma come ti vesti? che avevamo chiamato Come ca**o ti vesti?, ma magari in futuro la riprenderemo”.

La domanda è d’obbligo: è possibile scherzare con la disabilità?

“Secondo noi sì! Proprio perché la disabilità viene vista come un tabù, un qualcosa da cui star lontani e un argomento su cui è vietato ironizzare. Invece se si scherza, ovviamente conoscendo bene la disabilità di cui si parla e facendolo con autoironia non offensiva, secondo noi questo è possibile”.

C’è un concetto che vorremmo sottolineare: è importante scherzare con la disabilità e non sulla disabilità. Ti trovi d’accordo con noi?

“Mi trovate d’accordo e, riprendendo la domanda di prima, quello che facciamo nei video è proprio ironizzare usando il fatto che siamo sordi, ma se notate non lo facciamo mai in modo offensivo e usiamo la nostra disabilità soprattutto a scopo comico ma anche educativo”.

Tu e noi di Radio Punto Musica condividiamo una caratteristica importante: la Puglia. Tu sei di Taranto, ma oggi non risiedi più in questa regione. C’è qualche influenza artistica pugliese che influenza – anche solo in parte – il lavoro che fai in Mai Dire Sordomuto?

“In realtà nessuna, anche se fin da piccolo seguo artisti come Lino Banfi, Toti e Tata e Checco Zalone. Noi improvvisiamo sempre, non abbiamo dei copioni e quindi, ogni tanto, nei video uso il personaggio del Sud (vedi la nostra versione de L’Esorcista), ma per il resto non ho bisogno di ispirarmi a loro: noi del Sud abbiamo la comicità nel sangue”.

Sdoganare la cultura sorda attraverso l’uso dell’immagine: quant’è impegnativo realizzare tale obiettivo e qual è la ricetta giusta per arrivare a un pubblico il più possibile eterogeneo?

“Questo è un obiettivo molto impegnativo in quanto, fare video adatti sia a sordi che a udenti e che siano quindi in grado di far ridere entrambi, è spesso complicato (vista la diversità del concetto di ‘ironia’ tra le due culture). La ricetta giusta è quella di continuare ad impegnarci per raggiungere tutti, sbagliando e imparando dai nostri errori per migliorarci con il tempo. Siamo convinti che i risultati così arriveranno”.

Ovviamente, il vostro lavoro accende i riflettori su un’altra battaglia sociale: la LIS (Lingua dei Segni Italiana). In Italia ancora non è riconosciuta come lingua a tutti gli effetti. Cosa manca per fare un passo in avanti in tal senso?

“Come sapete, l’Italia è l’unico paese europeo a non aver ancora riconosciuto la LIS e l’unico passo che manca è che il governo italiano la riconosca. Nel frattempo, noi facciamo tutto il possibile affinché gli udenti vengano sensibilizzati alla LIS tramite i corsi e i nostri video”.

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Il backstage di “Mai Dire Sordomuto”

Dagli inizi a oggi: in cosa Mai Dire Sordomuto è migliorato e quali sono le caratteristiche che ancora stentano a rendere questo progetto il più completo a livello artistico?

“Beh, sicuramente siamo migliorati nella qualità della realizzazione dei video, ma ci servirebbero delle nuove attrezzature e un locale apposta per girare e dei nuovi strumenti per il montaggio dei video, come computer e programmi di editing molto costosi”.

Cosa dobbiamo aspettarci nel futuro di Mai Dire Sordomuto?

“In futuro speriamo di allargare il nostro progetto e le nostre produzioni, collaborando con altri comici anche udenti e magari riuscire ad approdare sugli schermi italiani per rendere orgogliosi tutti i sordi italiani e farci conoscere da tutti”.