Il nuovo Coronavirus ha colpito numerose sfere della vita sociale moderna, facendo emergere la fragilità di alcuni castelli di carta le cui mura, prima del COVID-19, sembravano invalicabili. Tra le questioni ancora aperte legate alla pandemia, c’è la psicologia umana.
Secondo alcuni dati recenti, sono aumentate le persone che soffrono di depressione e ansia a causa del cambio radicale imposto dal Coronavirus. Ma non è tutto qui.
Coronavirus, lo studio: “Ecco quali sono le emozione diffuse a causa del distanziamento sociale”
L’osservatorio “Mutamenti Sociali in Atto-COVID19” (MSA-COVID19) ha effettuato uno studio in merito a come sono cambiate alcune dimensioni della nostra società a causa del Coronavirus. Il progetto dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps), infatti, ha realizzato un sondaggio nazionale con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e la Fondazione Movimento Bambino Onlus.
Tra i vari riscontri ottenuti, c’è un risultato che riguarda Puglia e Basilicata. Di fatto, il Coronavirus ha riqualificato le emozioni primarie provate dalla popolazione dell’Italia. A causa del costante distanziamento sociale e del lungo lockdown, infatti, i sentimenti più diffusi in questi mesi sono stati tristezza, paura, ansia e rabbia. La felicità, invece, ha ricevuto il punteggio più basso.
“In merito a tristezza, paura e rabbia – si apprende dalla nota -, i valori maggiori si riscontrano in Calabria, Basilicata, Campania, Molise, Puglia e Sicilia”. Insomma, il sud Italia sta accusando maggiormente i postumi delle disposizioni di sicurezza.
Qual è il quadro generale?
La ricerca non si è soffermata solo sulle evidenze emozionali, ma ha tracciato un quadro piuttosto verosimile delle condizioni umane e sociali vissute dalle persone.
Ad esempio, “circa 4 persone su 10 prevedono di andare incontro a gravi perdite economiche, più di una su 10 di perdere il lavoro o la propria attività, e due su 10 di andare in cassa integrazione”. Per alcuni, inoltre, “il titolo di studio risulta un importante salvagente della tenuta lavorativa”. Come se non bastasse, “il rischio di non riuscire a far fronte anche alle esigenze alimentari nei prossimi giorni è concreto per circa 3 persone su 10, soprattutto nel centro e sud Italia”.
In linea di massima, comunque, la maggior parte delle persone è incerta sul futuro. In aggiunta, sono state evidenziate “condizioni di disagio connesse all’assenza dell’interazione sociale, l’aumento di stati depressivi, disturbi di tipo alimentare e legati all’abuso del digitale e dell’alcool”.