Lo scorso giugno abbiamo parlato di “B-Side, L’altro lato delle canzoni“, un’opera in cui la scrittrice pugliese Doriana Tozzi prova a indagare il mondo della musica da un altro punto di vista. Per comprendere meglio le radici e lo sviluppo di questa nuova creatura artistica, abbiamo contattato la diretta interessata, alla quale abbiamo posto alcune domande.
Possiamo dire che con “B-SIDE” tracci un nuovo modo di esplorazione della musica?
“Non so se si possa definire un ‘nuovo modo’, perché credo che a molti sia capitato di lasciarsi trasportare dalle canzoni creando nella propria mente delle storie che si muovono tra le parole dei testi, le sensazioni trasmesse dalle note e la propria fantasia, che è quello che principalmente fanno i racconti di ‘B-SIDE’.
La ‘novità’ è probabilmente nella continuità che lega le varie canzoni attraverso racconti diversi, ma in cui i personaggi talvolta si incrociano tra loro o che comunque procedono tutti nelle stesse strade, lungo lo stesso fiume, sullo stesso ponte, intorno allo stesso albero. Insomma tutti all’interno dello scenario di quel vero e proprio ‘mondo’ che ho chiamato ‘B-SIDE’ e che altro non è che il mondo immaginario in cui ‘vivono’ e si ambientano le storie cantate dalle canzoni.”
“Autunno” è il primo e unico capitolo oppure sono già in cantiere altre ‘stagioni’?
“B-SIDE è una tetralogia di cui ‘Autunno’ quindi è solo il primo volume. Ho pensato di associare a ciascun volume una stagione che, almeno a mio parere, trasmette gli stessi umori e colori di un genere musicale specifico. Per cui ad ‘Autunno’ e ai suoi colori caldi e accesi ho associato il rock alternativo italiano, dalle sue sfumature più ‘heavy’ (quelle dei Ministri, Il Teatro degli Orrori, Verdena, Zen Circus, FASK) a quelle più ‘soft’ (ad esempio Baustelle, Virginiana Miller, Perturbazione, Paolo Benvegnù) fino a gruppi storici come i CCCP o i Diaframma.
Sto già scrivendo il secondo volume, il cui sottotitolo è ‘Inverno’ e uscirà infatti a dicembre: il senso di introspezione trasmesso dai colori freddi di questa stagione ho pensato di associarlo alla musica dei cantautori italiani (da Vinicio Capossela a Brunori Sas, da Levante a Cristina Donà, fino a Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Ginevra Di Marco, Gianna Nannini e molti altri). Si proseguirà poi con ‘Primavera’ ed ‘Estate’ che, a differenza dei primi due volumi, dovrebbero essere incentrati tutti su canzoni straniere, il primo recuperando la musica dei ‘figli dei fiori’ e l’altro con canzoni punk. Ma dato che dovrebbero uscire rispettivamente nel 2022 e 2023, direi che è prematuro parlarne.”
Ci puoi raccontare la genesi di B-Side? Cosa ti ha spinto a crearla?
“Tutto è cominciato con una rubrica su I Think Magazine. Lì sono stati pubblicati i primi racconti, poi l’idea è piaciuta alla casa editrice (Arcana Edizioni) e quindi ho interrotto la pubblicazione su iThink continuando a scrivere i racconti direttamente per il libro. La spinta per scrivere storie liberamente ispirate alle canzoni mi è venuta per diverse ragioni che si possono comunque riassumere in due scopi per me di pari importanza.
Il primo è cercar di mostrare sotto nuova luce (quella appunto del racconto) alcune splendide canzoni di artisti che non sono propriamente in ‘prima linea’ o ‘mainstream’ (nonostante stiamo parlando sempre di grandissimi nomi). Non avrebbe senso infatti per me oggi scrivere un racconto sulle canzoni degli artisti in vetta alle classifiche e pompati dalle radio, come Baby K, Achille Lauro, Elodie e compagnia bella. Invece trovo molto più interessante parlare di artisti enormi, ma in qualche modo ‘alternativi’ rispetto agli ascolti di massa.
Rossano Lo Mele, direttore di Rumore che ha curato la prefazione di ‘Autunno’, ha parlato di ‘dare metaforicamente voce a questa generazione ammutolita’, e il riferimento è alla generazione di artisti che sono venuti dopo i grandi cantautori della musica italiana e che hanno raccolto meno in termini artistici di quanto avrebbero dovuto e potuto.
Mi è capitato tra l’altro di parlare con gente che ha letto il libro e poi mi ha detto di aver scoperto grazie a ‘B-SIDE’ la musica di questo o quell’artista, affermazioni che ovviamente mi hanno reso felicissima perché ho capito che quindi la cosa funzionava anche al di fuori della mia testa.
Il secondo scopo, però, è sicuramente stato anche il puro e semplice stimolo creativo, il piacere cioè di ricercare all’interno delle canzoni delle storie più articolate e ricche di dettagli, che poi sono quasi sempre dettagli soggettivi in quanto uno dei più grandi poteri della musica è proprio quello di permettere a ciascuno di noi di immaginare storie diversissime, partendo magari da uno stesso brano.
Nel racconto ispirato a ‘Il nuotatore’ dei Massimo Volume, ad esempio, fondo elementi originali della canzone con elementi del racconto di John Cheever da cui la canzone è tratta, riportando tutto ad un nuovo racconto ambientato nel futuro. Ma ci sono molti altri esempi abbastanza ‘stravaganti’ di storie che, partendo dalle parole delle canzoni, vanno da tutt’altra parte, come nel caso di ‘Chiedo alla polvere’ dei Perturbazione, che nel mio libro diventa un racconto surreale e ironico.”
Quali obiettivi ti sei data attorno la tua opera letteraria?
“Come si sarà compreso, l’obiettivo principale è quello di trovare modi diversi per parlare di musica e avvicinare così un pubblico diverso ad una musica più varia, magari semplicemente perché incuriositi da un racconto. D’altra parte mi piacerebbe comunque stimolare le persone ad ascoltare la musica in maniera più personale e consapevole anziché lasciarla solo come sottofondo casuale o ritmo per ballare.”
Siamo in un momento storico dove una quarantena ci ha insegnato che la cultura è imprescindibile, alternata però a una Fase 2 che si sta dimenticando degli spazi di aggregazione culturale. Questo elemento diventerà mai realmente importante per la società italiana?
“Io credo che più che ‘dimenticarsi’ degli spazi di aggregazione culturale, questi siano stati proprio sottovalutati, il che certamente è peggio. Dovrei dilungarmi parecchio su questo punto, e forse non è questa la sede adatta, per cui mi limito a dire che secondo me l’estrema confusione si è creata perché questo virus è totalmente sconosciuto e gli esperti, sollecitati dalla richiesta di informazioni, sono stati spesso costretti a dichiarare tutto e il contrario di tutto, non necessariamente per loro incompetenza quanto perché magari un giorno le cose sembravano andare in una direzione e il giorno dopo in un’altra, visto che solo con l’esperienza si possono confermare le ipotesi.
Noi tutti oggi siamo insomma cavie involontarie di una malattia che, se non debellata completamente, tra 100 anni magari sarà trattata come una banale influenza ma oggi banale non è affatto. Il Governo perciò, tempestato a sua volta da queste notizie talvolta contraddittorie e pressato dalla doppia responsabilità di dover tutelare da un lato la salute dei cittadini e dall’altro l’economia del paese, si è ritrovato a dover stabilire con urgenza regole abbastanza improvvisate e si sa che l’improvvisazione quasi mai dà risultati impeccabili (a meno che non sei un jazzista rodato).
Io voglio credere però che proprio questo tragico momento che stiamo vivendo possa dare uno scossone alla situazione, d’altra parte in questi casi mi piace ricordare una frase di Einstein: ‘Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione […]. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. […] Chi attribuisce le proprie sconfitte e i propri errori alla crisi, violenta il proprio talento e mostra maggior interesse per i problemi piuttosto che per le soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande difetto delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel trovare soluzioni’. Quindi mi auguro che ora che è palese l’esistenza di un problema nell’aria già da tempo, si possa lavorare tutti insieme per trovare una soluzione.”