Il 25 agosto, in occasione della manifestazione Libri nel borgo antico, lo scrittore Diego Galdino farà la sua comparsa a Bisceglie, in Puglia, per presentare la sua nuova opera: L’ultimo caffè della sera, il seguito de Il primo caffè del mattino. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa di più sul nuovo romanzo e sulla sua carriera artistica.
Benvenuto Diego Galdino. Contestualizziamo il tuo lavoro: nel 2013 esce il suo primo romanzo, Il primo caffè del mattino, a cui cinque anni dopo fa il suo seguito L’ultimo caffè della sera. Da cosa è nata la necessità di continuare la storia di Massimo?
“Grazie per l’ospitalità. In realtà non era previsto che io scrivessi il seguito de Il primo caffè del mattino, non sono un amante dei seguiti, preferisco da sempre cimentarmi in storie autoconclusive. Ma negli ultimi anni mi sono capitate un sacco di cose brutte, o almeno non belle, che hanno stravolto la mia vita e il Bar di famiglia che poi è la stessa cosa. Così ho deciso di scrivere L’ultimo caffè della sera, come dico sempre, ‘Per rendere leggendario l’ordinario’, perché di Bar dove bere il caffè ce ne sono tantissimi e in tutto il mondo, ma come quello dove sono nato e ancora oggi continuo a fare i caffè credo ce ne siano pochissimi.
Anch’io come Massimo, il protagonista de Il primo caffè del mattino, ho perso un grande amico, un secondo padre. È stata una perdita, come accade nel mio nuovo romanzo, improvvisa, destabilizzante, per me e per il bar. Qualche mese dopo anche mio padre, quello vero, si è ammalato gravemente. Così sono rimasto da solo, sia fuori, che dietro il bancone del bar. A quel punto, sono dovute cambiare tante cose, ho dovuto reinventarmi e per non mandare perduti i ricordi e le persone, ho deciso di scrivere questo libro mettendoci dentro tutto, le battute e gli aneddoti che per me erano familiari, erano casa, aggiungendoci ciò che mi rende lo scrittore che sono…L’amore”.
Parliamo a chi non avesse ancora letto le tue opere: di cosa narra Il primo caffè del mattino e cosa dobbiamo aspettarci in L’ultimo caffè della sera?
“Il primo caffè del mattino parla di un Bar, di quelli che forse ormai non esistono più. Parla di chi ci lavora dentro, di chi ci passa a prendere un caffè tutte le mattine, o ci passa le giornate o la vita come se facesse parte di una famiglia. Parla di una ragazza francese che ci capita per volere del destino, che non ha mai incontrato l’amore e che senza aver buttato la monetina nella fontana di Trevi torna a Roma senza esserci mai stata prima. Una Roma che ti aspetta sempre come fossi di casa, che non ti dice ‘Buongiorno’, ma ‘Ciao’. Che t’invita a prendere un caffè, uno di quelli che come i diamanti sono per sempre.
L’ultimo caffè della sera è una storia che ti dice dolcemente che per trovare la persona giusta non basta un caffè, ne servono due: il primo del mattino e l’ultimo della sera. Un libro che è una mano che ti prende e ti porta a passeggiare sull’Aventino, uno dei sette colli della città eterna. Passando dalla bocca della verità, al Circo Massimo, riposandosi qualche minuto nel roseto comunale, dove a Maggio si possono ammirare centinaia di rose diverse, per poi proseguire attraverso le abazie medievali più belle ed importanti di Roma, dove, nel silenzio e nella luce che filtra attraverso i rosoni colorati delle finestre, capisci il vero significato della fede.
Per arrivare infine in uno dei giardini più belli del mondo: il giardino degli aranci da cui, dopo aver levitato tra decine di alberi di arance, si può ammirare uno di quei panorami che ti fanno chiedere “Ma allora è così il paradiso”, e scoprire invece che ne è solo la porta, quella del Priorato di Malta da cui dal buco della serratura si vede la cupola di San Pietro. L’ultimo caffè della sera come Il primo caffè del mattino parla di questo. E del caffè e dell’amore che il protagonista del libro credeva di aver perso e che invece è ritornato, forse per non lasciarlo più“.
In mezzo a questi due libri, ne troviamo altri quattro. Il fil rouge è sempre l’amore e lo studio delle relazioni o c’è dell’altro?
“Io la penso come Sean Connery nel film Scoprendo Forrester. Scrivere non è pensare, è scrivere, la prima stesura va scritta di getto, in modo istintivo, non con la testa, ma nemmeno con il cuore, va scritta di pancia. Io quando batto le dita sui tasti del computer faccio come Michelangelo che levava il superfluo con lo scalpello, non facendo altro che liberare l’opera che era già dentro il blocco di marmo. Quando io inizio a scrivere una storia lei è già tutta dentro di me, dalla prima scena all’ultima, è come se avessi visto un bel film e lo raccontassi a qualcuno che non ha la possibilità di vederlo con i suoi occhi.
Quindi devo creare con le parole delle vere e proprie immagini per dare al lettore la possibilità di vedere ciò che io descrivo. La scrittura, per me, ha la valenza di una seduta terapica, il mio libro diventa lo psicologo che ti ascolta senza pregiudizi e ti giudica in modo oggettivo. Così sai che a lui puoi dire la verità, tutta la verità, forse quella che non diresti a nessuno e allora scrivi senza pensare alle conseguenze. A me piace scrivere romanzi d’amore, perché scrivo quello che sento, quello che il mio cuore ha bisogno di esternare, io amo l’amore e tutti i suoi derivati”.
Il 25 agosto parteciperai alla manifestazione letteraria Libri nel borgo antico di Bisceglie, proprio per presentare il tuo ultimo lavoro. Cosa ti aspetti dal pubblico pugliese?
“Sono onorato di avere l’opportunità di presentare il mio ultimo romanzo nell’ambito di una delle manifestazioni letterarie più importanti d’Italia. Mi aspetto dal pubblico pugliese quello che mi ha sempre donato, affetto, stima e comprensione per un operaio della pagina scritta che non vuole insegnare niente a nessuno, ma solo raccontare una storia, la sua e quella dei protagonisti dei suoi libri. E poi mio padre è di Bisceglie, quindi per me è come giocare in casa”.
Com’è possibile raccontare la realtà di un’altra città, in questo caso Roma, per chi non l’ha mai abitata o visitata?
“Vivere Roma da turista è diverso dal viverla da chi ci vive ogni giorno da tutta la vita. Io cerco di regalare ai miei lettori la civis romana, la possibilità di sentirsi romano per il tempo di una storia e di continuare ad esserlo nel cuore anche dopo aver chiuso il libro”.
Galdino, sei stato definito il “il Nicholas Sparks italiano”. Ti ci rivedi in questa definizione?
“Essere considerato il Nicholas Sparks italiano è una bella responsabilità, stiamo parlando del più importante scrittore di romanzi d’amore al mondo e al momento i numeri e i film tratti dai suoi libri attestano che lui è di un altro pianeta, un maestro per chi come me si cimenta nel genere romantico. Di sicuro entrambi scriviamo storie che cercano di emozionare i lettori, facendo leva sul sentimento più bello ed importante.
La prima volta che ci siamo incontrati durante un suo firma copie a Milano io avevo appena firmato il contratto con la Sperling & Kupfer, la stessa casa editrice che pubblicava i suoi romanzi in Italia e lui quel giorno mi pronosticò un luminoso futuro letterario. Sono contento di non averlo smentito”.
Allarghiamo il raggio d’azione: nell’epoca dell’iper-digitalizzazione del quotidiano, ritieni nevralgico puntare sulla tecnologia fisica del libro?
“Io faccio collezione di prime edizioni, adoro sentire il profumo della carta consunta dal tempo e dalle dita di tante persone che l’hanno sfogliata, prima di me, il fruscio delle pagine che girano in un caldo pomeriggio di una silenziosa giornata d’estate, passata sotto un portico a leggere. Il mio romanzo preferito è Persuasione di Jane Austen, un capolavoro, secondo me il padre di tutti i romanzi romantici moderni, di cui custodisco gelosamente una copia del 1890. Credo che abbia detto tutto”.
Dopo Bisceglie, quali altre tappe ti aspettano, Galdino?
“La prima settimana di settembre sarò in Sicilia per due presentazioni a Pozzallo in provincia di Ragusa e a Catania, poi parteciperò alla Fiera del libro di Firenze e ad ottobre sarò a Milano e a Fano per un evento molto speciale”.
L’ultimo caffè della sera sarà la fine di un ciclo?
“Nella vita mai dire mai, ma ad oggi posso affermare con certezza che il mio genere letterario resterà quello romantico ancora per molto tempo. Infatti il prossimo romanzo è già pronto e ho ancora tante storie d’amore nella mia testa, anzi nel mio cuore da raccontare ai miei lettori”.