Come vi abbiamo anticipato qualche settimana fa, Alfredo Annicchiarico ha pubblicato un nuovo romanzo in cui il protagonista Zeno, un giornalista freelance, scopre il passato oscuro del suo fratellastro. “Non sono io tutto” è un’opera attraverso la quale l’autore pugliese racconta “peccatori, penitenti e pentimenti”. Lo abbiamo intervistato.
Benvenuto, Alfredo Annicchiarico. Come mai hai deciso di creare un personaggio che fa il giornalista di mestiere?
“Un po’ per la nostalgia dei miei tre anni da cronista di provincia al Corriere del Giorno di Taranto, poi perché mi affascinava l’idea del reporter freelance, in onore di quella libertà di pensiero che non sempre si respira in quell’ambiente.”
Il protagonista si chiama Zeno, un nome abbastanza particolare: c’è qualche mistero dietro tale scelta?
“Nessun mistero: Svevo mi ha sempre affascinato per la capacità che ha avuto di rompere tutti gli schemi della narrativa, attraverso le parole e le azioni dei protagonisti dei suoi romanzi. Il mio personaggio si chiama così perché il nome glielo ha dato la madre, accanita lettrice della ‘Coscienza’. Poi, l’esercizio della riflessione – così tanto caro a Zeno Corsini – è inevitabilmente diventato l’escamotage sovrapponibile all’esistenza stessa del mio personaggio.”
Mistero, appunto, è la parola d’ordine di questo romanzo: si può ancora sorprendere il lettore attraverso l’arcano?
“Penso di sì, altrimenti non esisterebbe in giro tanta letteratura contemporanea che ancora ne è così intrisa.”
In un comunicato stampa abbiamo letto che, in merito all’opera, affermi che “avrà molto a che fare con peccatori, penitenti e pentimenti”. Ci sarà anche spazio per la redenzione?
“La redenzione è un obiettivo in ogni caso. Non credo ci siano in giro persone che non desiderino essere perdonate per ciò che di negativo hanno fatto durante tutta la loro vita. Persino il criminale più incallito, alla fine, cede al pentimento per poi guadagnarsi un posto in paradiso, basta solo attendere. Diceva il buon Tom Petty che ‘la redenzione arriva per coloro che aspettano: il perdono è la via’.”
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Citando sempre la nota stampa, dici che “il mondo non è detto che voglia cambiare”. Neanche la pandemia ha cambiato il mondo?
“Certo che lo ha cambiato, ma non lo ha reso migliore. In molti frangenti ha esasperato i comportamenti più violenti, ha accentuato le differenze tra chi può accedere e chi no al welfare, allo studio, alla sanità. Io non ho mai creduto che la pandemia potesse generare un nuovo senso di solidarietà e fratellanza. Chi già era ricco, oggi lo è ancora di più e non ci pensa proprio a condividere le proprie plusvalenze con chi vive nella miseria. Siamo stati proiettati tutti in un meccanismo di sopravvivenza darwiniana di ritorno: solo chi si adatta al nuovo ordine di cose, può farcela.”
Quando si parla di romanzi del mistero, viene spesso in mente Carlos Ruiz Zafón. È uno scrittore a cui fai riferimento oppure prendi esempio da altre personalità?
“Di Zafón ho amato molto ‘Marina’, ma lui non mi ha mai ispirato per un nuovo lavoro. Sono un lettore di Conan Doyle, di Simenon, però, e a loro devo certamente qualcosa per almeno tre miei romanzi nei quali l’elemento del mistero è ben presente. Mi hanno anche ispirato anche certi Salmi della Bibbia, però: ce ne sono alcuni sorprendenti, nel vero senso della parola. Non so in quanti sono a conoscenza dell’esistenza di Salmi come il 57 e il 58 con la loro tonalità truculenta, finalizzati d esprimere quasi plasticamente l’eterno conflitto tra il bene e il male. Scriveva Sant’Agostino che ‘i salmi ci ammaestrano sui moti del nostro spirito’.”
Tu, Alfredo Annicchiarico, e noi di Radio Punto Musica condividiamo una caratteristica: la Puglia. La tua terra d’origine influisce in qualche modo sulla tua attività artistica?
“Direi non molto, infatti su sette romanzi pubblicati non ce n’è nemmeno uno ambientato nella mia terra d’origine. Alcune volte ci ho provato, ma sono stato assalito da un senso di soggezione che mi ha fatto arrendere. E poi penso francamente che ce ne sono già tanti di autori che hanno saccheggiato ogni angolo di Puglia per farne l’ambientazione dei propri lavori, quindi meglio spaziare in altri luoghi, al momento. Nulla però può scalfire, alla fine, l’amore per la mia Terra nella veste di suo abitante orgoglioso.”
Sei al tuo settimo romanzo: com’è cambiato Alfredo Annicchiarico dalla prima all’ultima opera?
“Intanto ho più capelli bianchi, ma non so se sono diventato più saggio di 14 anni fa, quando ho pubblicato il primo romanzo. Sicuramente ho migliorato il mio approccio alla scrittura che non vedo più come una sfida con me stesso sino all’ultima pagina, bensì come un piacere da vivere cartella per cartella.”
Ultima domanda: Alfredo Annicchiarico sta già ragionando su un nuovo romanzo?
“Certamente. Diceva Tondelli che bisogna scrivere ogni giorno – anche poche righe – ed io, nel mio piccolo, seguo questo suo prezioso consiglio.”
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