Il Carnevale Sammichelino è iniziato da poco meno di una settimana, ma già per le strade è possibile saggiare i colori e le varietà che i ‘festini’ della tradizionale festa di Sammichele di Bari (Puglia) propongono, come ogni anno. A scanso di equivoci, i festini indicano le serate di ballo in maschera, facente parti della tradizione locale.
Carnevale Sammichelino: l’ordinanza ufficiale
In base a quanto predisposto dal sindaco Lorenzo Netti, su ordinanza sindacale n. 95 dell’11 dicembre 2018, è stata prevista “l’organizzazione del Carnevale Sammichelino mediante l’espressione tipica dei festini”. Inoltre, il documento informa sui giorni e gli orari predisposti per lo svolgimento delle festività.
In particolare, dopo la giornata inaugurale di sabato 12 gennaio 2019, la festa proseguirà da giovedì 17 gennaio 2019, data di inizio del Carnevale, fino a martedì 5 marzo 2019. Non tutti i giorni, però, ma solo giovedì, sabato e domenica di ogni settimana. Oltre al martedì grasso, l’unica eccezione riguarderà lunedì 4 marzo 2019. Infine, durante sabato 9, domenica 10, sabato 16 e domenica 17 marzo 2019 sarà consentito il rito della ‘Pentolaccia’.
La tradizione dei ‘festini’
Il Carnevale Sammichelino è caratterizzato da serata di ballo in maschere organizzate in passato per la maggior parte presso abitazioni private, come imponeva l’antica tradizione. Questi ‘festini’ sono un vero e proprio fenomeno culturale, che trova le radici nella memoria sia popolare che aristocratica. In questo contesto, gli uomini venivano chiamati cavalieri, mentre le donne erano le dame. Le serate trascorrevano tra le note di un valzer, un tango e un mambo.
Il carnevale, tra maschere e ruoli
Come si legge nel sito del Centro Studi di Storia Cultura e Territorio, “il Carnevale di Sammichele è un carnevale tipicamente cristiano, cosiddetto perché indirettamente riconosciuto dalla Chiesa e sviluppatosi soprattutto nel Medioevo“. Una caratteristica rivoluzionata nel Rinascimento, quando perse l’accezione esclusivamente popolare per divenire un fenomeno aristocratico. “La rappresentazione carnevalesca si traduce in feste da ballo mascherate nelle case dei nobili. Con il passare del tempo, ai nobili si aggiungono i ricchi borghesi e i grossi proprietari terrieri, che organizzano nelle proprie abitazioni simili feste”.
“A Sammichele – si legge ancora -, queste feste cominciano ad essere organizzate da genitori, che vogliono creare occasioni di matrimonio per le loro figlie. Da qui nasce quindi tutto il rituale del carnevale sammichelino: gli uomini che comunque non possono sedere vicino alle donne, un maestro di ballo, il caposala, (molto spesso il padrone di casa) che deve far rispettare le regole, è lui che decide quali e quanti cavalieri possono invitare le dame al ballo, è lui che ha il potere di allontanare dal festino chi non ha tenuto un comportamento consono”.
È da questi contesti che nacquero i primi gruppi mascherati. “Chi non ha la possibilità di organizzare feste nella propria abitazione, soprattutto la gente più umile, trova l’espediente di formare delle compagnie mascherate e chiedere ospitalità per qualche ballo nei festini, ma dato che non si sa chi può nascondersi dietro una maschera, nascono altre due figure estremamente importanti: il conduttore, persona conosciuta in paese che ha la responsabilità delle maschere, e il portinaio, che una volta riconosciuto il conduttore, permette l’ingresso delle maschere nel festino”.
Negli anni cinquanta è introdotta la figura del motorista – U motorìst(e) – che mantiene viva la festa con il giradischi, lui sceglie la musica interpretando i gusti musicali della compagnia mascherata. Gli invitati siedono lungo le pareti della stanza divisi in dame e cavalieri. Quando una compagnia mascherata vuole unirsi a un festino, il conduttore bussa e chiede permesso: “Iè permèss(e) a na ch(e)mpagnì(e) de masch(e)r(e)?”, se il portinaio riconosce il conduttore e lo reputa persona di fiducia, apre la porta e la compagnia entra tra gli applausi, rime e “f(e)nèzz(e)” (raffinatezze) dei festanti.
A questo punto il caposala invita maschere e conduttore a ballare: “Maschere e conduttore possono invitare”. Le maschere, solo dopo essere state autorizzate, possono invitare al ballo i cavalieri del festino, il conduttore, dopo le maschere, invita al ballo una dama se uomo, un cavaliere se donna. Hanno, così, inizio le danze, gli scherzi burloni, le battute in rima baciata e le scenette teatrali arricchite di doppi sensi e improvvisate sul momento.
La maschera tipica sammichelina è “l’Hom(e)n(e) curt(e)”. Rappresenta il sempliciotto goffo del paese, oggetto di scherzi e burle. La maschera si inspira alla figura del contadino che si reca ai festini per trascorrere il carnevale e trovare moglie. Si raffigura con un sacco di juta, in testa “u farnale”, una giacca abbottonata in vita e un bastone infilato nelle maniche della stessa per colpire i festanti ballando goffamente. Probabilmente esisteva anche una maschera che s’inspirava alla “fèm(e)na cort(e)” e al “C(e)ccànduèn(e)” che portavano in scena i difetti della gente comune. La compagnia mascherata può rimanere a fare festa fino a quando il caposala non invita le maschere ad uscire con il fatidico: “Ringraziamo maschere e conduttore”.
Il carnevale si conclude con il rito “du mü(e)rt(e)”. La morte di un paesano, proprio la sera dell’ultimo giorno, diventò anche la morte del carnevale. U C(i)ccanduén(e) era proprio quel casalino bonaccione (pastore o boscaiolo) che facendo ritorno al paese durante “i do dì du pastor(e)”, dopo lunghi periodi passati lontano da casa, vi trovò un gran festino che la moglie teneva con amici e compari. Ma il poverino si portava dietro anche un malanno: una grossa orchite (o cugghie) che si era procurato compiendo sforzi fisici di ogni genere. Giunto sfinito all’interno del festino e subita l’onta dei presenti si accasciò al suolo.
E fu inutile ogni tipo di soccorso (si improvvisa una finta operazione per salvargli la vita con pinze, tenaglie, forbici, scalpelli. Polpette e spaghetti al sugo per aria sostituiscono membra ed intestini tirati fuori dal corpo durante l’operazione). Ne conseguì il decesso e quindi il funerale. E con C(i)ccanduén(e) muore il Carnevale, e il pianto dei falsi famigliari diventa anche il pianto di tutti i cittadini del paese i quali con tristezza devono porre fine ad un così bel periodo di divertimento!
Le celebrazioni del carnevale sconfinano, senza maschere, nel primo sabato e domenica di Quaresima con il gioco della “p(e)gnàt(e)”, la pignatta. Si predispone un recipiente di creta contenente ceci, biscotti, cioccolatini e altre sorprese che dovrà essere rotto con un bastone da un giocatore bendato. A questo punto i giochi si sono finalmente conclusi, arrivederci al carnevale dell’anno venturo: “c(e) Dì(e) vol(e) a l’uann(e) c(e) vèn(e)!”.
Di seguito l’elenco dei Festini del Carnevale Sammicheliano 2019.
- El Porompompero
- Chic carnaval
- Girasole Carnival
- Indietro Tutta
- Bastapoco
- L’allegra Brigata
- Festino di Palazzo Pinto – Organizzato dall’Amministrazione Comunale